PER VALORIZZARE IL NOSTRO POTENZIALE CREATIVO DI PRODURRE INNOVAZIONI.:
DALLA CONOSCENZA ALLA COMPETENZA E AL TRASFERIMENTO PLURISETTORIALE.
Una priorità per il “Rinascimento” post Covid è lo sviluppo di più conoscenza con la sua valorizzazione diffusa; quindi più finanziamenti per la ricerca, revisione dei percorsi formativi e focalizzazione sul long life learning. Ma tutto ciò non basta: serve una cultura più diffusa ed agita della competenza, definita come insieme di conoscenza più capacità di applicarla e di farla applicare.
L’enfasi sulla competenza non è cosa nuova: già dal 1991 G. Hammel e C. K. Prahalad (!) ne scrissero ampiamente e molte aziende italiane ne fecero e ne fanno tesoro, per trasformare creatività e competenze in innovazioni di successo sui loro mercati.
Esiste, però, un limite a tale comportamento virtuoso: troppe aziende utilizzano le proprie innovazioni solo nel loro settore operativo, trascurando una possibile maggiore valorizzazione delle stesse in altri settori mediante una diversificazione diretta o tramite cessione del loro know how. Perdono così le opportunità di trasferimento plurisettoriale che possiedono i nuovi prodotti realizzati con le tecnologie trasversali (valide appunto per una pluralità di mercati) come informatica, elettronica, telematica, micro, nano e biotecnologie, nuovi materiali, eccetera. Analogamente, ancora troppi Enti di Ricerca e Università trasferiscono le loro idee innovative senza un’analisi approfondita delle migliori e più solide aziende disponibili, in più settori industriali, per massimizzare il successo di tali idee ed i benefici che ne possono derivare.
Ne segue che crescono i pericoli per le nostre aziende: le tecnologie trasversali fanno sì che nuovi concorrenti nascano, improvvisi, in ogni parte del mondo e provengano da altri settori per nulla collegati, finora, ai nostri mercati specifici. Il mondo, insomma, è diventato più piccolo e più veloce: si affermerà non solo chi saprà essere creativo e competente nello sviluppo dell’innovazione, ma, soprattutto, chi saprà valorizzarla in molte applicazioni plurisettoriali meglio dei concorrenti.
In sostanza, abbiamo una miniera di opportunità che, se non sfruttata, diventerà una voragine di pericoli.
Quanto detto vale per tutti i tipi di innovazione tecnologica (prodotti, processi, metodi e servizi tecnici.) e per quella organizzativa (processi, metodi e servizi gestionali).
In Italia non si parte da zero: esistono molte iniziative lodevoli, come, ad esempio, CIM4.0 per le nuove tecnologie digitali dei processi produttivi e quelle di innumerevoli organizzazioni per il trasferimento tecnologico delle Università e degli Enti di Ricerca e Sviluppo pubblici o privati, nonché incentivi a livello statale e regionale per l’integrazione di ricerca e impresa.
Tuttavia, oggi si richiede un’attività molto più decisa, diffusa e coordinata a livello nazionale per cogliere le opportunità esistenti e future.
Servono, da subito, creatività, competenza e metodo per uno scouting delle innovazioni, soprattutto delle plurisettoriali, esistenti o in arrivo, con una loro valutazione dei business potenziali, seguito poi da un marketing aggressivo con trasferimenti, in più settori, facilitati da opportuni supporti economico-finanziari.
Ovviamente serve un’azione tempestiva per trasformare le indicazioni generiche di questa proposta in strumenti di analisi, selezione e finalizzazione delle opportunità già esistenti o in fieri.
E servono persone con formazione specifica nel trasferimento plurisettoriale.
Nel recente passato una schiera di giovani è stata incaricata di collegare la domanda di lavoro con un’offerta purtroppo rivelatasi troppo ipotetica e,ad oggi, ancor più ridotta dal virus. Una possibilità è formare questi ed altri giovani laureati, affinché diventino promotori dell’innovazione, e poi affiancarli a chi il trasferimento lo fa già come missione.
Gli obiettivi sono chiari:
- nel breve termine, non cercare posti di lavoro inesistenti, ma crearli con la diffusione dell’innovazione plurisettoriale;
- nel medio e lungo periodo, diffondere una cultura operativa (la competenza) del trasferimento plurisettoriale per creare un sistema “ricerca, formazione e impresa” competitivo a livello Paese.
In sintesi: siamo nell’era della competenza che, unita alla creatività e all’uso delle tecnologie trasversali, genera innovazioni plurisettoriali. Per il nuovo “Rinascimento” dobbiamo valorizzarle come e più dei nostri concorrenti.
(!) Di: G. Hammel, C. K. Prahalad.
Corporate imagination and expeditionary marketing, Harvard Business Review, 1991 – europepmc. org.
Competing for the future, Harvard Business School Press, Boston, Massachusetts, 1993.
Le competenze distintive dell’azienda, in Strategia, a cura di M. E. Porter , Il Sole 24 Ore, Milano, 1993.